mercoledì 30 gennaio 2019

La rivoluzione della digital industry può risollevare la crisi dei porti Italiani

E' ormai da qualche tempo che l'Italia soffre un periodo di decadenza della logistica portuale. A dirlo è anche il piano strategico nazionale della portualità denominato il "sistema mare", redatto dal ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Secondo il piano strategico, le inefficienze del sistema logistico costano oggi 50 miliardi l’anno, la dove il cluster portuale dell’intero Paese genera il 2,6% del PIL nazionale.
Il porto di Rotterdam genera da solo il 2,1% del PIL dei Paesi Bassi… Ovviamente qualche problema c'e'.
Negli ultimi 4 anni c'e' stato un lieve miglioramento, ma siamo sempre lontani dai numeri che ci si può aspettare da un paese come il nostro.


Fatta questa premessa, ripropongo anche sul mio blog, quanto già preannunciato più volte sul mio profilo facebook in merito alla Digital Industry e alla riconversione industriale di tutti quei porti che hanno le caratteristiche per diventare porti telematici, e quindi supportare lo sviluppo economico di quelle zone portuali che ormai soffrono nella parte inerente lo scalo merci per via della concorrenza degli altri porti del mediterraneo.
Un porto telematico è un porto che secondo la definizione che trovate su wikipedia, è sede di una Cable Landing Station (CLS), cioè arrivano 2 o più cavi sottomarini in fibra ottica, è sede di datacenter di grandi dimensioni, è zona franca telematica, è sicura e immune da terremoti, inondazioni ecc..., ed è prossima a sistemi di generazione di energia rinnovabile.

Riconvertire i porti industriali in porti telematici è una possibile soluzione alla crisi del sistema portuale, che vuole risollevarsi anche per dare nuovi posti di lavoro.

Secondo la mia visione è necessario che i porti identificati diventino porti telematici per affiancare già l'infrastruttura esistente e colmare quel gap che ormai sarà difficile da recuperare, dando più posti di lavoro di quelli esistenti.
Il progetto Oyster Data Center ne è la prova. Entro il 2025 si prevede una decuplicazione dei datacenter. Quale ruolo l'Italia vuole giocare in questa industria digitale?
Saremo in grado di cavalcare l'onda della rivoluzione o ci faremo sommergere?

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